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Vaccini pediatrici: quali sono obbligatori e quali consigliati
Quando si parla della salute dei propri figli, pochi argomenti suscitano tante domande e riflessioni quanto quello dei vaccini pediatrici. Questo tema tocca corde profonde, dalla la salute, alla fiducia nella scienza, e oggi, più che mai, è fondamentale affrontarlo con chiarezza, conoscenza e rispetto, liberandoci da paure e false convinzioni; poiché i vaccini rappresentano una delle più grandi conquiste della storia: hanno ridotto drasticamente la diffusione di malattie gravi e salvato milioni di vite in tutto il mondo.
In Italia, il calendario vaccinale è la guida che accompagna le famiglie fin dai primi mesi di vita del bambino. È redatto dal Ministero della Salute e aggiornato regolarmente in base all’andamento delle malattie infettive.
I VACCINI PEDIATRICI OBBLIGATORI
La legge 119 del 2017 ha introdotto l’obbligo di dieci vaccinazioni pediatriche obbligatorie e gratuite, somministrate in età diverse a seconda del tipo di protezione richiesta. Questi vaccini proteggono da poliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, influenza tipo B, morbillo, parotite, rosolia e varicella. Malattie che oggi sembrano lontane, ma che fino a pochi decenni fa rappresentavano una minaccia concreta e la loro scomparsa non è un caso, ma il risultato diretto di una copertura vaccinale estesa. La vaccinazione collettiva è, infatti, un meccanismo di difesa reciproco e quando la maggior parte della popolazione è vaccinata, anche chi non può esserlo per motivi di salute viene indirettamente protetto. È una catena di sicurezza che funziona solo se tutti fanno la propria parte.
I VACCINI CONSIGLIATI
Oltre ai vaccini obbligatori, ci sono anche quelli consigliati, che completano e rafforzano la protezione. Questi sono raccomandati dalle autorità sanitarie perché prevenire significa ridurre i rischi, le ospedalizzazioni e le complicazioni.
Tra questi, troviamo quello contro il meningococco, lo pneumococco, il rotavirus e l’influenza stagionale. Anche se non sono obbligatori per legge, fanno parte della buona pratica pediatrica, anche perché spesso, la distinzione tra obbligatorio e consigliato è più una questione normativa che medica: un vaccino raccomandato non è meno importante, ma semplicemente non è tra quelli richiesti per la frequenza scolastica. Tuttavia, la scelta di vaccinare o meno può influenzare drasticamente il decorso di una malattia o addirittura la sua comparsa e i pediatri sottolineano questo aspetto perché osservano quotidianamente la differenza tra bambini protetti e quelli vulnerabili, riscontrando nei primi una maggiore reattività alle malattie e una minore possibilità di sviluppare sintomi gravi.
I vaccini pediatrici seguono un programma ben definito, stabilito dal calendario vaccinale nazionale. Le dosi vengono somministrate nel tempo in base all’età, allo sviluppo del sistema immunitario e al rischio di esposizione a vari agenti infettivi: nei primi mesi di vita, quando il bambino è più fragile e dipende ancora dagli anticorpi materni, vengono somministrati i vaccini di base, spesso combinati in un’unica iniezione per ridurre il numero di punture e facilitare l’aderenza, mentre durante l’infanzia, si effettuano i richiami, fondamentali per rafforzare la memoria immunitaria e garantire una protezione duratura. Ogni aspetto è studiato per essere efficace e sicuro, e ogni intervallo di tempo è basato su criteri ben precisi.
I vaccini pediatrici, inoltre, sono tra i farmaci più monitorati al mondo. Prima di ricevere l’approvazione, devono superare anni di studi clinici, test di laboratorio e controlli, mentre gli effetti collaterali gravi sono davvero rari, mentre quelli più leggeri, come la febbre o un po' di arrossamento nel punto dell'iniezione, sono temporanei e segnalano che il sistema immunitario sta facendo il suo lavoro.
Nonostante le evidenze, però, la percezione del rischio continua ad essere un argomento di dibattito, poiché molti genitori si trovano in una sorta di conflitto tra la fiducia nella scienza e la paura di nuocere ai propri figli. È un sentimento comprensibile, ma è fondamentale affrontarlo con informazioni chiare, dati concreti e un dialogo aperto con il pediatra.
Nessuna decisione riguardante la salute di un bambino dovrebbe basarsi su un post letto sui social o su voci di corridoio, ma piuttosto su un confronto con esperti in grado di spiegare e guidare.
Proteggere il proprio bambino significa anche tutelare la comunità in cui vive, riducendo la diffusione dei virus e prevenendo il riaccendersi di epidemie, ma purtroppo, in alcuni paesi, il calo delle vaccinazioni ha fatto riemergere malattie che sembravano quasi scomparse, come il morbillo. La lezione è chiara: la salute pubblica è fragile e richiede un impegno da parte di tutti noi.
